Spiderman
Qui siamo davanti a un salto di qualità, non a una novità folkloristica.
Il kit di phishing chiamato Spiderman è l’ennesima prova che il cybercrime sta vivendo una fase di industrializzazione spinta. Non servono competenze tecniche elevate, non serve scrivere codice, non serve capire come funziona davvero una banca online. Serve solo scaricare il kit, seguire istruzioni guidate e premere “pubblica”. Fine. Il crimine informatico diventa plug-and-play.
La forza di strumenti come Spiderman non sta nella tecnologia in sé, ma nella perfetta fusione tra tecnologia e psicologia. I siti falsi sono copie quasi indistinguibili degli originali: loghi, colori, font, micro-animazioni. L’utente atterra su una pagina che “sembra giusta”, inserisce le credenziali e spesso anche il codice OTP. In tempo reale. Prima ancora che scatti il dubbio.
Qui entra in gioco l’ingegneria sociale, che oggi è più rapida, più mirata e più scalabile. Il messaggio non è più la mail sgrammaticata del principe nigeriano. È una notifica credibile: “accesso anomalo”, “conto temporaneamente bloccato”, “verifica urgente”. Testi brevi, tono istituzionale, pressione sul tempo. Il cervello umano, sotto stress, sbaglia. Sempre.
Il dato chiave è questo: oltre il 70% delle violazioni parte da un errore umano, non da un firewall bucato. Kit come Spiderman sfruttano proprio questo. Automatizzano la truffa e abbassano la soglia di ingresso per i criminali. Chiunque può diventare un attaccante mediocre, ma su larga scala. Ed è la scala che fa danni.
Un altro elemento inquietante è la gestione in tempo reale delle credenziali rubate. Non si parla più di database venduti mesi dopo nel dark web. Le informazioni vengono usate subito per svuotare conti, aggirare l’autenticazione a due fattori, cambiare password e bloccare il vero proprietario fuori dal sistema. Velocità batte sicurezza.
Il risultato è un ecosistema tossico: più strumenti semplici, più attaccanti improvvisati, più rumore. E nel rumore aumentano le vittime, soprattutto tra utenti normali, PMI, professionisti, enti locali. Non serve colpire una banca se puoi colpire mille correntisti distratti.
La verità scomoda è che la tecnologia da sola non basta più. Antivirus, filtri, autenticazioni aiutano, ma il fronte decisivo resta culturale. Educazione digitale, consapevolezza del rischio, capacità di riconoscere segnali deboli. Esattamente come nella sicurezza fisica: non lasci la porta aperta solo perché vivi in un bel quartiere.
Spiderman e strumenti simili ci dicono una cosa chiara: il phishing non è un incidente, è un modello di business. E come tutti i modelli di business, funziona finché trova clienti. In questo caso, utenti impreparati.
Nel cyberspazio di oggi, la prima linea di difesa non è un software. È il cervello umano. E va addestrato, non dato per scontato.